L'indecisione delle mezze stagioni rende incerta l'esistenza. Porta a dubitare di ogni cosa. A partire da ciò che indossiamo fino ad arrivare, inevitabilmente, a tutto ciò che mandiamo giù, anche per vie traverse. Giù che vuol dire stomaco e cuore, anima e pelle.
Aprile ricorda che la distanza è solo un vago attendere.
Maggio sta nel mezzo e non fa che accrescere il desiderio di mare.
Eppure, persino nei colori accesi e caldi dell'estate, rimane un soffio di malinconia e incompletezza.
Lo capisci quando tiri fuori le scatole con i capi leggeri, quando tiri via dalle stampelle appese e silenziose, tutti quei mesi di cotone pesante e lana merino.
Cambia stagione e ogni stato d'animo.
Persino il tuo.
Quello che metti via ti somiglia tanto, ti dice che in fondo anche questo inverno, hai fatto tante belle cose. Ti suggerisce di non rimpiangerti niente e nel mentre ti prende alle costole.
Quando il cappotto non serve più, capisci che per ogni nuova stagione c'è un prezzo da pagare.
Non importa più se il cielo buio del mattino sembra un quadro triste e assonnato.
Se il freddo gela ogni cosa e l'aria è solo un grande spiffero che ti è sfuggito di mano.
Ti metti nei panni di quel cappotto che nemmeno ricorderai di avere, perché nella fretta lo hai messo chissà dove. In un sacco nero o in una scatola a fiori che sa di vecchio e preferirai non aprire più.
Capirai che vuol dire il tempo che passa.
Di come cambia il tuo stare al mondo.
Avrai domande nuove.
Che farai quando tornerà l'inverno, quando farà di nuovo freddo.
Penserai ai giorni che diventeranno ancora una volta lunghi, ai pomeriggi appena cominciati.
Ti ricorderai di quella vecchia scatola, dei fiori che non ti sono mai piaciuti.
Oppure no, e sai che questo non cambierà le cose.
Tornerà l'attesa, ti ritroverai nel mezzo.
E avrai una scatola, magari nuova, più grande.
Senza fiori.
Ma che bello, ho sempre provato questo tipo di sensazioni con l'arrivo della primavera. Vista da tutti come un inno alla gioia, a me procura una sorta di malinconia accompagnata a riflessioni simili a quelle che hai descritto, un po' come l'autunno. Niente di brutto, quel pizzico di malinconia che aiuta a riconsiderare le cose della vita.
RispondiEliminaVero, immagino siano sentimenti universali. Tappe obbligate, le stagioni. ;-)
RispondiEliminaUn abbraccio Massi!
Io tendo sempre a tornare alla primavera e all'estate, e non mi rendo conto del tempo che spreco guardando sempre avanti.
RispondiEliminaMi rendo conto che col cappotto addosso mi lascio vivere.
Cristiana