venerdì 23 gennaio 2015

Puncture

 
 
Oggi parliamo di Puncture, un film del 2011 diretto da Adam e Mark Kassen, presentato al Tribeca Film Festival e giunto qui in Italia, vergognosamente, solo in formato digital download.
Prenderei già questo come un buon motivo per recuperare il film, ma non esiterei a dire, e infatti lo dico, che a volte è sufficiente una storia considerevole, e una grande, grandissima prova d'attore.
 
Chris Evans non è solo il Capitano Rogers, tra l'altro Puncture esce nello stesso anno del film diretto da Joe Johnston e dedicato per l'appunto al primo vendicatore. E la piacevole sorpresa poi, di constatare capacità attoriali che andassero ben oltre quella commedia che non è, così dicono, un'altra solita stupida commedia americana. A dire il vero la sorpresa si ripete identica, come quella volta in cui vidi Chris Evans con tanto di barba e cappellino in testa, su un treno spedito a tremila all'ora nel pieno di una nuova era glaciale. Dopo Snowpiercer infatti, ho capito che un grande attore può permettersi di dare contributi diversi, che non lo leghino in eterno al supereroe che tutti amano e acclamano.
 
 
Puncture è più di un dramma legale, lo considererei piuttosto un dramma personale legato alla solitudine di un uomo. Un avvocato giovane e in gamba, di quelli però troppo fragili e per questo incapaci di vincere la causa più importante, quella contro l'avversario più forte e spietato: la vita. Mike Weiss/ Chris Evans fa uso pesante di stupefacenti, paga puttane per non sentirsi solo, e vive puntando tutto sull'unica ambizione che possa concedersi, rischiare di perdere pur di agguantare la vittoria. Ha un alligatore in casa, una moglie arrivata a chiedere il divorzio armata di pistola e in preda all'esasperazione, nei suoi confronti non si può che provare rabbia e compassione.
 
Il film è basato su una storia vera, ed è dedicato proprio a Mark. Un drogato, pazzo, intelligente, amico, avvocato, un uomo solo.
Si parla di siringhe, ed è questa la causa presa in mano dagli avvocati Weiss e Danziger (interpretato da Mark Kassen). Soci e amici, ma non al punto da permettere all'altro, Danziger, di capire fin dove arrivasse la solitudine e la tossicodipendenza del suo compagno in affari. Un'infermiera si ferisce accidentalmente con un ago infetto, contraendo l'HIV. Un ingegnere medico ha in mano qualcosa che potrebbe cambiare definitivamente la sanità, riducendo al minimo incidenti come questi e di conseguenza le numerosissime morti tra i dipendenti sanitari. Ma ovviamente gli ospedali rifiutano una simile offerta, voltando le spalle alla sola ed unica possibilità di evitare morte, a vantaggio degli interessi delle grandi case farmaceutiche.
 
Un caso decisamente grande, difficile, ma Weiss non vuole mollare, nonostante la dipendenza continui a peggiorare le sue condizioni fisiche, nonostante la fiducia del suo socio sia sempre più debole. Mike a un certo punto si ritroverà da solo persino nella causa degli aghi sicuri, quella per cui sta dando tutto, almeno, tutto di quel poco che ha.
Di Weiss resta impresso il suo modo di essere così sopra le righe, la sua debolezza e la sua tenacia insieme. Le sue prove generali prima di andare in aula, e solo chi ha visto il film può capire davvero...Resta soprattutto lo sguardo di un avvocato davanti a un giudice, lo sguardo a cercare dietro di sé l'approvazione della donna per la quale bisogna fare giustizia.
 
 
A tutti i costi, anche se questo dovesse significare cercare la luce nei posti più bui, apparire banali perché si vuole disperatamente ambire ad essere un uomo migliore, incapace tuttavia di cambiare sé stesso, ma in grado, forse, di cambiare il mondo. 
 

4 commenti:

  1. È passato un pò di tempo da quando vidi questo film.. probabilmente lo incrociai proprio nell'anno in cui uscì. Film è carino e sicuramente la tematica lo rende interessante. Anche Evans da un ottima prova attoriale. Però ricordo che in sé non mi catturò e/o sorprese come pellicola. Forse alla sceneggiatura è mancato un pò di coraggio o forse la storia vera (già con molto potenziale) non ha spinto a riflessioni più profonde.

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  2. direi che mi hai convinto e parto immediatamente per il recupero...mi serve una puncture di cinema...:)

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  3. Credo anch'io che partendo da una storia vera e così delicata, sia quasi un azzardo spingersi oltre. A me al contrario, ha portato a riflettere non solo sulla questione denuncia che fa da protagonista, ma anche e soprattutto sulla solitudine dell'uomo.
    Però, punti di vista. ;-)

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