"Ora il problema fondamentale non era più la natura della vita, ma ciò che di questa vita, priva di valore e al tempo stesso preziosa, dovevamo fare. Come impiegarla? A che fine? E per il bene di chi, il nostro o quello dell'umanità? Com'era possibile, insomma, mettere a buon frutto quella brutta realtà che era l'esistere?".
A chiunque si chieda di questo libro, L'amico ritrovato di Fred Uhlman, la risposta resta identica e intatta, al di là di qualsiasi circostanza: "Un piccolo capolavoro".
Ed è davvero questo che si prova, che si pensa, che si immagina nella testa e che provano i nostri sensi. Perché diciamo "piccolo" pensando allo spessore, al suo essere così poco ingombrante, e non certo per quanto abbia lasciato alla letteratura, e a noi lettori.
L'amico ritrovato ci riporta nella Germania dei primi anni '30, tra i banchi di un liceo di Stoccarda.
"L'aula scolastica, con le panche e i banchi massicci, l'odore acre, muschioso, di quaranta pesanti cappotti invernali, le pozze di neve disciolta, i contorni bruno-giallastri sulle pareti grige in corrispondenza del punti in cui, prima della rivoluzione, erano appesi i ritratti del Kaiser Guglielmo e del re del Württemberg".
Credo non capiti tutti i giorni, di trovare la poesia più sincera, intima, incontaminata, in un romanzo che in sole 92 pagine, riesca a ripercorrere episodi vissuti in uno dei periodi più tristi della storia dell'uomo. Ecco perché penso a Fred Uhlman, e mi viene in mente un uomo divenuto avvocato solo perché qualcuno magari gli gridava nelle orecchie che la poesia è una sciocchezza, che rende gli uomini morti di fame e basta. E poi me lo immagino mentre dipinge, e mi vengono in mente solo i colori più tenui, puliti e caldi. Di quelli che solo a guardarli ti accendono il cuore, e ti fanno vedere tutto ciò che ti circonda con una nostalgia che in realtà non ti appartiene.
L'amico ritrovato è un po' come uno di questi dipinti, un olio su tela lavorato da mani affidabili e occhi attenti a non creare incompatibilità tra i vari pigmenti. Occhi che hanno vissuto e sentito sulla pelle la follia di un uomo che ha saputo plagiare troppi conterranei, troppi uomini. Un uomo salito al potere per disseminare morti e gettare sangue sulla bellezza che la storia e molti altri uomini hanno provato a lasciare ai posteri. La Germania che ci racconta Uhlman è la stessa di Goethe e Schiller, è la stessa terra che ha visto esplodere un'amicizia intensa, tra un ragazzino ebreo e un aristocratico figlio di nazisti.
La terra che conserva il meglio e il peggio della storia dell'umanità e, per nostra fortuna, anche capolavori letterari come questo. Un piccolo romanzo dedicato all'amicizia dal sapore fanciullo e romantico, messa a dura a prova dalla storia, quella con la S maiuscola. Quella che ti cambia anche se non vuoi. Che ti porta dove non vorresti.
Un testo da inserire obbligatoriamente nelle nostre scuole, nelle nostre vite.
Una delle poche cose che ringrazio delle scuole medie è stato l'avere un'insegnante psicotica che ci ha indottrinati a sangue sull'olocausto, facendoci leggere, fra gli altri, anche questo bellissimo libro!
RispondiEliminaPensa Giacomo che io l'ho scoperto solamente ora...vedi che vuol dire avere le insegnanti "psicotiche"!!! =D
RispondiEliminaIo l'ho letto proprio a scuola e sono assolutamente d'accordo con te: è proprio un piccolo capolavoro!
RispondiEliminaUn bacione, a presto :*
Ciao carissima! Sono felice che sia rimasto nel cuore anche a te. ^_^
RispondiEliminaUn bacione grande. <3
Libro letto tanti anni fa ma che anche a me è rimasto nel cuore, forse l'ho letto nel periodo giusto della mia vita...
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