C'era una mano leggera e piena di giorni trascorsi a muovere il cielo.
Su una panchina piccola stava la vecchia Ines, e non sentiva rumori, nemmeno il vento la spostava.
Solo i pensieri, i ricordi degli anni lasciati oltre l'ingresso della sua nuova casa.
"Villa Flora".
Villa Flora era la paura, la scelta di un figlio stanco e le giornate senza più tempo. Era l'ultima fermata riservata agli uomini, divenuti di nessuno e soli. Oltre quel muro e oltre i pasti senza più sapore, passava ciò che rimaneva della vita com'era davvero. Un suono, un bambino che gioca e muove l'aria e le stelle attorno. Una farfalla.
E poi "nonna, guarda, la Regina!".
Il tempo di un ricordo corrispondeva alla felicità eterna. La Regina volava e sembrava felice. Anche la nonna e quel bambino lo erano.Tornava su quella panchina il battito d'ali della Regina. Ed era il sapore che mancava nei piatti di plastica, il colore che non c'era sulle pareti bianche e i soffitti alti. Era un bambino capace di donarti il suo tempo, la pazienza e i sorrisi sinceri. Fuori era freddo e il sole non bastava. Ines continuava a ripetere la sua battuta, quella che l'accompagna dal primo giorno alla Villa. Gli infermieri dicevano "è pazza". Ma lei sorrideva, dando le spalle alla sua nuova casa e con gli occhi rapiti da un puntino nell'aria.
"La Regina, la Regina!".
La Regina è un battito d'ali. L'ultimo pezzo di felicità concesso agli uomini.
*Con questo racconto breve volevo partecipare a un concorso letterario. Poi però mi sono accorta che il limite massimo consentito era di 200 battute.
Io ero già a 250.
Brava! Ma 200 battute per un racconto...non sono un po' poche? :D
RispondiEliminaGrazie!!! =D
RispondiEliminaMa in effetti me lo chiedo anch'io. Il buono di tutto ciò, è che mi sto esercitando nei racconti brevi (ma brevi brevi come questo della Regina) e devo dire che è un buon allenamento. Magari torna utile...^____^