Passa ai contenuti principali

Francesco Dezio - Qualcuno è uscito vivo dagli anni Ottanta



“Se non foste tossicodipendenti riuscireste anche ad avere idee anarchiche, ma finché sarete fatti fino al collo avrete la testa vuota”. 

Così dice in un anonimo ufficio un uomo normale, con abito marrone da impiegato, a Sid Vicious, bassista dei Sex Pistols, e alla sua compagna Nancy Spungen, nel bel film del 1986 “Sid and Nancy” diretto da Alex Cox. Questa scena del film (e questa battuta) mi è tornata in mente, per analogia, leggendo il bel libro Qualcuno è uscito vivo dagli anni Ottanta – Storie di provincia e di altri mali (Stilo Editrice, Bari 2014): otto racconti ambientati nelle città della provincia pugliese (Bari, Molfetta, Altamura, città natale dell’autore, Melpignano, Sansevero) che attraversano gli anni Ottanta, gli anni Novanta e i primi anni Duemila tra denuncia sociale e inclinazione picaresca del racconto.

Francesco Dezio aveva esordito dieci anni fa con il fortunatissimo romanzo Nicola Rubino è entrato in fabbrica (Feltrinelli 2004), che ha dato il la in Italia alla letteratura sociale sui temi della fabbrica e in generale del (non) lavoro. A notevole distanza da quel successo letterario, in questo libro raccoglie delle storie drammatiche ma esilaranti, che sfuggono ai toni dell’autolamento standard del precario, ormai ridotto a ‘tipo’ umano, con tutta la topica, letteraria e non, che ormai ben conosciamo. Sottoponendo i personaggi ad una caustica auto-ironia, Dezio fa in modo che i protagonisti di queste storie, parlando in prima persona, rappresentino in modo grottesco innanzitutto se stessi, quasi senza volerlo: in apertura del libro ci sono due storie di tossicodipendenti, senz’arte né parte, che vogliono emulare in un ambiente ancora campagnolo le vite maledette dei punk o che praticano un anarchismo teoricamente debole, che traballa tra la lettura delle ‘fanzine’ come TVOR (Teste Vuote Ossa Rotte), i mille espedienti per comprare la droga, i tentativi di entrare in contatto con i movimenti internazionali e i gruppi musicali dell’epoca e la frequentazione dell’eroe ‘mitologico’ del posto, l’anarchico Sante Cannito, rispetto al quale sono dei minuscoli picari.
Se queste due storie di tossicodipendenza degli anni Ottanta ci invitano a tornare indietro di qualche decennio e a individuare in quel tessuto sociale sfilacciato le cause della crisi del nostro presente (non solo al Sud), i racconti successivi si ambientano in anni più recenti: impiegati ed operai licenziati da imprenditori che delocalizzano nel Sud-Est le loro fabbriche, storie d’amore a distanza, piccole odissee tra giovani costretti ad emigrare o ancor peggio a tornare… 

Il filo conduttore di queste storie è la musica, a cui i personaggi si aggrappano disperatamente e appassionatamente nella loro voglia di non cedere, di resistere ai meccanismi stritolanti della realtà: Clash, Sex Pistols, Afterhours, CCCP, Litfiba, Wretched, Kranio, Kandeggina Gang, Subsonica, Ramones, Boohoos, AC/DC, Arab Strap, fino a quasi ottanta gruppi più o meno famosi, che insinuano nel racconto le loro melodie o il loro frastuono disarmonico per assordare i personaggi e narcotizzarli dai mali delle loro vite. Su questi gruppi i personaggi dibattono come possono, ora con disquisizioni raffinate, ora con elementari citazioni di testi, in un repertorio di giudizi critici e di casi della vita, perché spesso misurano i loro dispiaceri con lo sproporzionato metro delle biografie dei giganti del rock e del punk e delle storie cantate nelle loro canzoni.

Un libro adatto agli appassionati di musica e a quanti non sanno nulla di quegli anni (nell’ultima pagina del libro c’è un’applicazione per scaricare la musica citata e farsene un’idea). Un libro che è una parodia totale: della ‘narrativa precaria’, del maledettissimo punk e rock. Perché il tempo che viviamo è così tragico da aver scavalcato ogni dramma, da averci assuefatto ad ogni catastrofe. 
E Dezio ci salva così dall'ennesimo sbadiglio.

Di Marianna Lorusso

Commenti

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Dylan Dog, il film. Ogni cinefilo ha il suo incubo.

Licantropi e vampiri , direi che ne abbiamo fin sopra ai capelli di queste trovate alla Meyer , almeno nel mio caso, il primo pensiero finisce inesorabilmente lì. Non so quanto e come poi, questo abbia influenzato il mio giudizio. Solamente posso dire che, quando decisi di vedere Dylan Dog, il film , non immaginavo (al di là delle comuni perplessità) che avrei avuto a che fare con quello che, a tutt'oggi, io considero: il peggior film della mia vita!!! Abbandoniamo il rimando al film di Giovannesi , che qui a confronto è una boccata d'ossigeno per ogni cinefilo, e torniamo al film di Kevin Munroe . Il regista canadese aveva esordito nel 2007 con TMNT  (Teenage Mutant Ninja Turtles), dopo aver scritto e coprodotto nel 2001, un altro film d'animazione del regista Tony Shutterheim , Donner . Non è chiaro, tuttavia, quale malsano meccanismo sia scattato nella mente di Munroe quando, nel 2010, decise di portare sullo schermo la storia di un personaggio tanto popola...

Quel mostro di me

Certi giorni mi vanno stretti, ci sto dentro a metà. Altri mi sembrano grandi come l'oceano. Sguazzo, mi perdo, sto serena. Scrivere Madrepàtria - Racconti dell'umana sorte ha significato molto per me.  Fin dal principio ho capito che quello, era il mio modo di esorcizzare i mostri più radicati nell'anima. Forse scrivere è davvero un atto terapeutico ancor prima che creativo. Ma certi mostri non li puoi cacciare via definitivamente, devi imparare a conviverci.  Questi racconti hanno avuto la forza di tenerli lontano da me, quei mostri, almeno per un po'. Di guardarli con scherno, prima da dentro e poi a distanza di sicurezza. Ma quali sono davvero questi mostri? Cos'è che sto allontanando? Ho paura che si tratti di me.  Di un ruolo sbagliato (così dicono), che ho rincorso a fatica, che poi ho cambiato, che poi ho abbandonato. Mi adatto continuamente, e continuamente non mi ritrovo. Scrivo, metto da parte, allontano i mostri, allont...

Tv e divulgazione: Alberto Angela e quella "chiamata da Londra"

Dopo lo speciale "La Sicilia di Montalbano", Alberto Angela torna con "Ulisse, il piacere della scoperta", su Rai 1, proponendo quattro episodi dedicati a personaggi illustri e luoghi incantevoli. La storia del divulgatore che ama raccontare il passato, scegliendo con cura le parole più semplici per rendere accessibile a chiunque la complessità della storia, dell'arte, di ogni ramo della conoscenza, è nota e molto cara a tutti noi. Come potrebbe, d'altronde, quel sentimento tanto nobile come la gratitudine, non essere comune a ognuno di noi quando parliamo di Alberto Angela? Un "ricercatore prestato alla televisione", si è definito lui stesso in questi termini, ebbene, io direi una ventata d'ossigeno puro e una luce che scalda e fa vibrare il desiderio di conoscenza. In questi tempi freddi e sciatti, poveri di pensiero critico e di quell'amore curioso nei confronti del mondo che rese grandi e immortali gli uomini e le donne del passato, Al...