La vivi senza sentirla. Non è più sul calendario, probabilmente perché l'hai buttato già via, in fondo l'anno è giunto al termine e questi pochi giorni sai che li ricorderai nell'ordine, senza necessariamente guardare la parete, dove tenevi i vecchi promemoria.
Appuntamenti vari, fogli grandi e piccoli, appunti di ogni genere, che sembrano essere stati scritti da un milione di mani differenti. E invece è sempre la tua, la mano che scrive per non dimenticare mai nulla.
La domenica dopo Natale è carta straccia, destinata a finire nei sacchi sistemati provvisoriamente fuori, insieme ai mille colori delle carte scartate, seguite dalla gioia dell'inaspettato e dalla delusione che non si può manifestare. Non si fa. Si dice "grazie", sempre sempre e solo grazie.
La domenica dopo Natale resta in casa come resta un pandoro con i canditi, che non piace a nessuno. Resta come la confezione regalo con tanto di champagne, che nessuno berrà. Resta come il ricordo di chi non c'è più, da così poco tempo o da così tanto ormai, da non riuscire più a calcolare il senso di quel vuoto.
E poi la domenica dopo Natale piove sempre, e ti devi preoccupare delle cose messe fuori perché non sai più davvero dove metterle. E piove sui pensieri che si ripeteranno identici, gli stessi della domenica dopo Natale di un anno fa, e dell'anno ancora prima e quello ancora ancora prima.
La domenica dopo Natale guardi l'albero e provi un senso di compassione, tanto da sentirti stanco e vulnerabile, coi giorni contati, come lui. A un passo dall'ennesimo smembramento, ma non vi dannate più di tanto, in fondo è così che dev'essere. E così sarà.
La domenica dopo Natale la guardi dalla finestra, scivola su tutto, sulle coccarde rosse, color oro e verdi, e blu. Sui nastri e i bigliettini che un tempo conservavi, ora non più. E piangono inchiostro che lava via il pensiero di un parente più o meno carnale, il cui legame ogni anno vacilla, sempre di più. Finirà disperso senza più colore, e tu lo sai, e non ti preoccupa più.
La domenica dopo Natale ti riempie e ti svuota allo stesso tempo, ti porta e ti toglie sempre qualcosa. E tu, oltre ad accettare questo andirivieni a suon di luci e colori a intermittenza, continuerai a guardare fuori. Mentre aspetti che passino gli ultimi giorni, taglierai una fetta di quel dolce pieno di canditi che nessuno voleva e imparerai ad apprezzarlo, col cuore a bagnarsi sotto la pioggia, e un occhio rivolto alla parete.
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