domenica 7 dicembre 2014

Melania G. Mazzucco - Il bassotto e la Regina



Vi ricordate la storia del lupo e dell'agnello?
Be', quella era una "favola", e l'autore è praticamente colui che ha inventato il genere letterario appena citato.
Di Esopo contiamo circa quattrocento favole, storie entrate nella vita di tutti a partire dai tempi di Creso e Pisistrato. E poco importa se fosse brutto come la morte, almeno così dicono, con lui nasce l'arte di raccontare storie che lasciano il segno, metafore e parabole sull'esistenza dell'uomo, sulla virtù e la cattiveria che da sempre ci contraddistinguono.

Le favole diventano spesso modi di dire, le assimiliamo e le facciamo nostre, le prendiamo come esempio quando magari non riusciamo a spiegare un concetto particolare, ricco di sfumature.
(La volpe che non arriva all'uva dice che è acerba).
Per me la favola è questo, il modo migliore di raccontare la vita. Sia essa meravigliosa o terrificante.

Melania G. Mazzucco in queste cento pagine riesce a raccontare una favola per grandi e bambini, laddove l'amicizia e il coraggio, la lealtà e la costante ricerca della libertà, fanno degli uomini e degli animali un universo unico governato dagli stessi principi.
Platone è un cane da salotto. Un bassotto che ama passeggiare, amico del mondo e degli uomini. Platone come il filosofo, sì. La sua normalissima vita da bassotto, vissuta in compagnia di Yuri (studente di filosofia con gli occhiali perennemente appannati), suo fedelissimo compagno umano, viene però stravolta dall'incontro con una Regina...

La Regina è un levriero afghano, bellissima ed elegante. Platone se ne innamora perdutamente, ma conquistare il suo cuore non sarà facile.

Dal traffico illegale di animali, tenuto nascosto nel buio di una cantina e gestito da un tatuato (cranio rasato e muscoli da sollevatore di pesi) si percorrono le vie che spesso portano alla convivenza delle specie più dissimili. Uomini e animali, ad esempio. Chi dietro le sbarre di una gabbia ingiusta e asfissiante, chi dietro il volo leggero di un messaggero libero e fedele (nonché narratore della storia), oppure dietro la saggezza centenaria di una corazza rara e bellissima (la signora Leo, una tartaruga), dietro la furbizia di una scimmia che conosce bene gli uomini (suoi simili), ognuno di questi personaggi/animali, incarna una virtù estranea agli uomini.
Ed è questa la bellezza della favola scritta dalla Mazzucco.
La compensazione. 

Il lupo di Esopo pur di salvaguardare il suo fine, trovò un pretesto che gli permettesse di mangiare l'agnello. L'uomo ancora oggi tenta disperatamente di giustificare azioni indegne, quelle che non lo fanno dormire la notte e lo portano a sbagliare ancora, il giorno seguente.
Eppure, nel mare marcio navigato dall'uomo misero, c'è ancora qualcuno in grado di parlare la lingua silenziosa e assordante di un bastardo qualunque. 
Seppur nella favola non dovesse esserci lieto fine, l'uomo, per mezzo di essa, può dirsi migliore.
E a volte questo basta.

"La forma è solo un'apparenza, e non ha davvero importanza. Quando mi chiudo nella mia mente, e mi abbandono al ritmo segreto del mondo, posso lasciare il mio corpo come il bruco lascia il suo bozzolo per farsi farfalla. E io, che sono pesante come la terra, i sassi, e gli alberi, posso volare via come se fossi cenere, o scintilla di fuoco. Allora vedo nel buio e sento nel silenzio".

(La Signora Leo, una tartaruga leopardo).


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