La normalità vuole che la notte sia fatta per dormire, la normalità. Ma mettiamo il caso che né il sonno né altro ci aiutino a legittimare la verità più vera professata dalla normalità...
Ecco, filosofeggiare di primo mattino non è certo da me, e nemmeno è sintomo positivo. Parliamo di cinema solitamente, oggi no. Oggi ho pensato che con la scusa della Letteratura si potesse fare di più, e di questo ne sono certa. In realtà dovrete solamente subire le conseguenze di una delle mie notti passate a non saper né dormire, né scrivere. E cosa si fa in questi casi? Io non ho molte alternative, due al massimo. Guardo un film, oppure leggo. Sul film sono molto abitudinaria, nel senso che è questo uno di quei casi d'emergenza, allora la scelta del film è terapeutica e ricorro sempre agli stessi titoli. Tre o quattro non di più. Se decido di affidarmi alla lettura invece la situazione si complica, perché mi abbandono completamente all'imprevedibilità del mio stato d'animo. Ecco come si finisce una domenica sera a rileggere passo passo uno dei lavori letterari più influenti della civiltà occidentale (lo so bene), scritto pensate bene, nel 1500.
22. "Di grazia, chi odia se stesso come potrà amare qualcuno? chi è interiormente combattuto, potrà
forse andare d'accordo con altri? potrà, chi è sgradito e molesto a se stesso, riuscire gradevole a un altro? Nessuno, credo, lo affermerebbe, se non fosse un pazzo più pazzo della Follia stessa. Pertanto, se non ci fossi più io, lungi dal sopportare il prossimo, ognuno, inviso a se stesso, proverebbe disgusto di sé e delle sue cose. La Natura, infatti, in molte cose matrigna piuttosto che madre, ha posto nell'animo dei mortali, soprattutto se appena più intelligenti, il seme di questo male: scontento di sé e ammirazione per gli altri. Di qui il venire meno e l'estinguersi di tutte quelle squisite doti che sono il profumo della vita. A che giova infatti la bellezza, il massimo dono degli Dèi immortali, se deve esser lasciata sfiorire? A che la giovinezza, se deve intristire per il veleno di senili malinconie? Infine, in tutti i casi della vita, come potrai agire in modo conveniente nei tuoi o negli altrui confronti (agire come conviene non è solo la prima regola dell'arte, ma di tutta la nostra condotta), se non ti sarà propizia Filautìa, che a buon diritto tengo in conto di sorella, tanto validamente mi presta il suo aiuto in ogni occasione? Se piaci a te stesso, se ti ammiri, questo è proprio il colmo della follia; ma d'altra parte, dispiacendo a te stesso, che cosa potresti fare di bello, di gradevole, di nobile? Togli alla vita l'amor proprio e subito la parola suonerà fredda sulle labbra dell'oratore, il musicista non piacerà a nessuno con le sue melodie, l'attore si farà fischiare con la sua mimica, il poeta e le sue muse saranno irrisi, sarà tenuto a vile il pittore con la sua arte, si ridurrà alla fame il medico con le sue medicine. Alla fine invece di Nireo sembrerai Tersite, invece di Faone, Nestore, invece di Minerva una scrofa, invece di un forbito oratore, uno che non balbetta neanche una parola; invece di
un distinto cittadino, un rozzo contadino. Se vuoi poter essere raccomandato agli altri, devi proprio cominciare col raccomandarti a te stesso; devi essere il primo a lodarti, e non senza una punta di adulazione".
Chissà cosa penserebbe oggi Erasmo Da Rotterdam se potesse vedere una folle di ventotto anni affidarsi alla dea più inverosimile che la letteratura abbia mai proposto, anzi che ha proposto egli stesso. Encomium Moriae/Elogio della pazzia (Elogio della follia o anche Elogio di Moro) fu scritto da Erasmo nel 1509 durante il soggiorno a Bucklersbury insieme a Tommaso Moro. Pubblicato nel 1511, questo testo è fra i catalizzatori della Riforma Protestante, dedica esplicita all'amico Moro, e sferzante esercizio di satira provocatoria travestito da saggio. Impensabile, prima di allora, dar parola alla follia. Anche perché nessuno avrebbe potuto prevedere che in un saggio simile, ancora oggi a distanza di secoli, ogni singolo essere umano vi può scorgere verità assolute e indiscutibili. Sarà che la notte è fatta per dormire e non per cercare risposte in un Elogio folle, ma è pur sempre vero che ognuno di noi trova le sue risposte in base a come le cerca. Io non ho metodo in questi casi, seguo una sorta d'istinto che non cerca la via del legittimo, anzi. La via più ambita è quella di una, seppur spicciola, risposta. Anche se questo significasse fare le due di notte in compagnia di "mamma follia"...
Perciò addio! Applaudite, bevete, vivete, famosissimi iniziati alla Follia".
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