Alessandro Baricco mi piace.
Di lui mi piace soprattutto la forza delle parole che prende e fa sue, pur di afferrare un concetto, un'emozione. Mi piace l'abilità linguistica, la sua parsimonia nel sincerare tra le righe, quel che borbotta la pancia e che, spesso, è impronunciabile. Ma il lettore a volte capisce addirittura il "non detto" di uno scrittore. Quando inizi a conoscerlo davvero. Quando inizi a sentirlo vicino come nessun altro.
Capita così di leggere Una certa idea di mondo, e la prima cosa che ti viene in mente di fare o dire, è un doveroso e sentito "grazie". Pronunciato piano e guardando dritto negli occhi il tuo "migliore amico", quello che scrive libri e di libri, e pure bene.
Ma dove lo hai trovato un migliore amico cosi?
-Eh, a dire il vero nel mare.
I migliori amici sono quelli con cui non usciresti mai il sabato sera. Sono quelli che appena aprono bocca ti irritano e poi diciamolo, sono poco amabili e il loro punto forte è l'arroganza. Quella che manca a te, la tua massima aspirazione di ogni giorno. Quella che oggi c'è, domani no e così via. Ecco perché li detesti e li ami al tempo stesso. Che poi sono tipi strani, guardate Baricco. Uno che una mattina si sveglia e decide di iniziare a scrivere di libri, prendendone, tra quelli letti negli ultimi dieci anni, uno al giorno.
Audace eh?
Sì, Baricco è il mio migliore amico audace, forse come non ne avevo mai avuti. Ma è anche molto ingenuo e sognatore alle volte, e questo è un valore aggiunto, che mica tutti hanno.
Se non avessi già una mia idea "di Baricco", direi che questa trovata di scrivere di libri e farlo per un anno, una volta al giorno, sia più che presuntuosa e poi "potrebbe farlo chiunque", addirittura io. Addirittura voi.
Poi capita di aprire il libro di questo "presunto presuntuoso" e, come per incanto, ti ricordi del fatto che siete amici...
Insisto su questa metafora perché per me leggere un libro è come andarsi a bere qualcosa con qualcuno e cercare di conoscersi, oppure, nel caso di un vecchio amico, di ritrovarsi e vedere se qualcosa è cambiato o è rimasto tutto come era stato lasciato. Ogni volta che leggo Baricco torno su quel tavolino immaginario e riprendo a bere e a sgranocchiare arachidi insieme a lui, e a parlare di tutto. Ogni volta siamo un po' più grandi, entrambi, ma la ragione per la quale ci incontriamo è sempre la stessa.
Anche lui, come me, trova nei libri le risposte che altrimenti non avrebbe. Ha voglia di parlare, di parlarne perché crede che solamente in questo modo, l'essere umano non sia spacciato e non perda mai la curiosità e lo stupore negli occhi.
"Il fatto è che mi riesce sempre più difficile dire cosa vedo quando mi guardo intorno, e perfino il concentrarsi su un particolare spicchio di questo gran spettacolo non sembra portare molto lontano: si finisce per impelagarsi in tecnicismi che magari mettono a fuoco il dettaglio, ma perdono la mappa complessiva, l'unica che conta davvero. D'altra parte, come si fa a stare zitti, con tutto quel che accade intorno, e soprattutto se ti guadagni il pane lavorando con l'intelligenza e il gusto? È un lusso che non ci si può permettere".
(A. Baricco)
E sapete no? Quanto c'è da vedere nel mondo se si ha la voglia di scoperchiare le apparenze. I libri sollevano dubbi e danno risposte ad una velocità sorprendente. Senza che tu te ne accorga, sei passato da Elizabeth Strout a Paolo Villaggio così, senza logica. Quale altro folle compierebbe mai una tale successione letteraria?
Sì, la risposta è nessuno. O quasi...
Baricco trova nei libri che legge, un buon motivo per continuare a farlo. La certezza che sia sempre e comunque la cosa migliore che si possa fare. Mi chiedo se lo stesso valga per i libri che scrive...e non mi meraviglierei se la riposta fosse "no". Perché in quei libri letti, ci sono storie che dovevano essere a tutti i costi raccontate. C'è bellezza e orrore, c'è magia e realtà, ci sono amori e disperazioni che qualcuno ha provato sulla propria pelle. Tutto questo deve essere condiviso affinché tutti ne possano beneficiare, come il più prezioso dei diritti di cui l'uomo dispone.
Una certa idea di mondo è la storia di un uomo che ancora crede nei libri che ha letto, ancor di più in quelli da leggere. Un ragazzino più grande dei ragazzini e un vecchio più giovane dei vecchi. Uno che ha voglia di litigare un po', senza mai nominare politica o affari televisivi, ma soltanto su battute belle e brutte. Di scrittori vecchi e nuovi, di libri letti una volta oppure cento.
Prima regola, prudenza - disse.
E la seconda? - chiese lei.
Audacia - rispose Struensee.
(Il medico di corte, Per Olov Enquist)
Io ho appena finito di leggere Kurt Vonnegut, "Mattatoio n.5", un romanzo surreale sul bombardamento di Dresda...Baricco ancora no, non sono pronta! :D
RispondiEliminaOra sono passata a un romanzo sulla resistenza tedesca durante il regime di Hitler...mi sa che sono entrata di nuovo nella fase delle storie "storiche". Condivido in pieno la metafora del libro/scrittore/amico, anche per me è sempre stato così e leggere tutto di uno scrittore è davvero un pò come imparare a conoscerlo, rinnovare ogni volta il piacere di una chiacchierata! :)
Wow Giorgia, che fase importante la tua! Prima o poi devo leggere qualcosa, quando arriverà il momento saprò a chi rivolgermi. ;-)
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