Molly è una bambina che troppo presto ha dovuto affrontare il dolore per la perdita della madre. Il rapporto con il padre diventa sempre più complicato, la bambina si rifiuta di parlare chiudendosi in sé stessa. Poi però, qualcosa inizia a cambiare, poi, arriva "Corrina"...
Jessie Nelson esordisce nel 1994 con questa commedia sottile, dai toni drammatici e dalle sfumature più sensibili, raccontando una storia che si pone allo spettatore come chiaro messaggio di un mondo che vuole staccarsi dai pregiudizi e dalle discriminazioni. E lo fa puntando tutto sulla figura straordinaria di questa donna di colore, Corrina, che si guadagna da vivere facendo la domestica. Povera, ma padrona di una cultura e di una innata sensibilità che la porteranno a capire e ad aiutare la piccola Molly/ Tina Majorino come nessun altro avrebbe saputo fare. Arriva in casa di Manny Singer/ Ray Liotta nelle vesti della nuova governante, ma il ruolo della donna, una straordinaria e posata Whoopi Goldberg, avrà un bel più ampio spessore, fino a divenire "fondamentale" per il bene della famiglia. Corrina aiuterà Molly nel delicato percorso volto al recupero della serenità, comprendendo le sue difficoltà nel ritorno alla vita quotidiana, appoggiandola nel marinare la scuola anche all'insaputa del padre, portandola con sé al lavoro e nella casa in cui vive, con la sorella e i suoi tre nipoti. La bambina ritroverà in questo modo la voglia di sorridere, instaurando con Corrina un legame profondo, tanto da desiderare che il papà possa, prima o poi, sposarla. Credo che la Woldberg sia una di quelle attrici che, qualunque cosa le venga chiesto di fare, lei, non solo la fa, ma la rende incredibilmente straordinaria e unica. Certo sarebbe sbagliato accostare Corrina alla Whoopi che ci ha fatto piangere ed emozionare nel capolavoro epistolare diretto da Spielberg nel 1985, Il colore viola. Il film di Spielberg, tratto dal romanzo di Alice Walker, andava a scavare le brutture derivate dal razzismo e le lotte per l'emancipazione che animarono il periodo che va dai primi del 1900 fino al 1937, mettendo al centro del film l'amore di due sorelle di colore.
Il film di Nelson, che ricordiamo essere anche il "papà" di Mi chiamo Sam, non ha certo le stesse "pretese", è più modesto e pondera bene la sua ragion d'essere concentrandosi di più sulla situazione emotiva e psicologica della bambina rimasta orfana di madre e di un marito, un uomo solo, alle prese con tutto ciò che, tragicamente, ne deriva. Ed ecco che si guarda Una moglie per papà con uno spirito e un occhio completamente differente. Almeno, io personalmente vidi questo film la prima volta quando avevo nove anni ed era inevitabile che Corrina mi conquistasse. Ma, quel che più di ogni altra cosa mi ha conquistata è stato il mettere a nudo il più primordiale dei bisogni dell'essere umano, avere qualcuno accanto. Forse oggi vedo le cose con occhio più "critico", e allora è normale che non mi sfuggano quei microfoni nel quadro che lasciano certo un po' perplessi. Il fatto è che nonostante questo, ancora oggi, quando ripenso a "Corrina Corrina", l'immagine che mi arriva diretta alla mente e al cuore non è quella di un microfono finito per sbaglio nel quadro, quanto quella di una bambina accanto alla nonna sulle scale, davanti casa, insieme, ad intonare una canzone..."This little light of mine"
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