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Elogio della rotondità



Ieri riflettevo sulla rotondità. Mi capita spesso di perdermi lungo quelle strade ancora poco battute, magari perché si intravedono appena, oppure, semplicemente perché, a pochi importa di riflettere su tondi et similia. Be', la mia mente è appurato, va controcorrente e non bada a logiche che siano strettamente legate al cosiddetto risparmio energetico di pensieri, campagna volta a sensibilizzare l'essere umano contro lo "strizzamento" violento delle meningi. Una cosa seria insomma.
Nonostante ciò, mi preoccupo di cercare la definizione più letterale del termine rotondità, e questo è quanto:

rotondità (ant. ritondità) s. f. [dal lat. rotundĭtas -atis, der. di rotundus «rotondo»]. 

1. a. Il fatto, la caratteristica di essere rotondo: r. della Terra, di una palla, di una cupola, della volta; dalla r. del suo viso si direbbe che è in buona salute. In senso fig., r. del periodo, la simmetricità e sonorità del periodo rotondo (v. rotondo, n. 1 f).

b. non com. Nella pittura, il rilievo dato col chiaroscuro al volume degli oggetti. 

2. Con valore concr., cosa rotonda; in partic., in usi talvolta anche scherz., spec. al plur., parte rotondeggiante del corpo femminile: un vestito che mette in risalto le r., le r. posteriori; si era messa un costume da bagno … che slanciava e modellava le r. del gran corpo (Soldati).

(Dal vocabolario Treccani)

Sarà che mi piacciono le persone che arrivano dritte al sodo, capite cosa voglio dire no?
Pensavo a questa cosa, e a quanto sappiano urtarmi il sistema nervoso quei vigliacchi tergiversatori i quali, pur di evitare il nocciolo della questione, molto spesso verità, inventano girotondi infiniti e mai arrivano dove dovrebbero.

E dico dovrebbero per amore dell'umanità tutta. Per amore della verità che fa bene a entrambi, a me e a te, a noi e a voi. 
Al Treccani tuttavia sfugge la sfumatura che più mi piace della rotondità. Ovvero l'armoniosità.

A pensarci, di tondi il mondo è pieno. A partire da lui stesso, il mondo è tondo c'è poco da obiettare. Rimane ancora però del mistero sulla presenza dei numerosi angoli remoti e spigoli sparpagliati in ogni dove, quelli che, per intenderci, ti fanno sbattere in pieno contro i muri e così, la storia della rotondità va a farsi benedire chissà dove. Senza contare poi i soggetti sopra citati, i vigliacchi che tergiversano sempre. Ma davvero è così complicato risultare schietti, avere la dote dell'attendibilità?

Penso al letto tondo, che poi in realtà nemmeno mi piace ma avrà la sua utilità. Penso al giro giro tondo e a com'era bello il mondo. Penso che il tempo gira in tondo (ho letto Cent'anni di solitudine da poco, si capisce) e penso pure a come i miei occhi trasformino lo schermo rettangolare in un tondo perfetto. Sempre, ogni volta. Perché il cinema è un varco che abbatte ogni barriera spazio-temporale, dunque è un cerchio perfetto, è l'armonia di un viaggio, è una storia che inizia e finisce, è un nodo che arriva al pettine, un conto mai in sospeso. Chi è tondo srotola i cattivi pensieri e ne trae beneficio. Lo so bene, perché quando so di essere in pace con me stessa io mi sento tonda. Per intero, dalla testa ai piedi. 

Forse è solo l'ennesimo mio ragionamento contorto, si potesse capire sul serio, lo capirei. Davvero.
Per il momento però rimango fedele a questa idea di mondo che non può esser bello se non tondo. 

*L'immagine che vedete rappresenta l'Enso, ovvero un simbolo molto importante nella calligrafia giapponese. La pennellata senza interruzioni è il puro movimento dello spirito. Enso in giapponese significa cerchio, ed è metafora dello Zen assoluto.

"Lo spirito deve essere tondo e il principio con cui si scrive è il cerchio".

(Detto di un grande calligrafo giapponese)

Sì insomma, se potete, se vi capita...
siate tondi!

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