Premessa
Molti di voi mi conoscono come blogger, mamma, un po' cuoca e pure speaker radiofonica. Sì, sono tutte queste cose insieme ma...il mio più grande sogno è imparare a scrivere.
Per questo, mi sono messa a studiare un po' di più. Sto sperimentando alcune cose, sto facendo palestra - si può dire? - ormai l'ho detto. Sapete come funziona no? In Italia intendo...se non hai conoscenze specifiche devi avere davvero talento e forse anche un pizzico di fortuna. Be', io la prima non ce l'ho, per la seconda mi sto impegnando e la terza vien da sé. Dunque mi sto buttando nell'arena, ma il mio desiderio più grande è quello di scrivere qui, e farmi leggere da voi. Voi vecchi e fedeli compagni d'avventura e voi appena giunti.
Nella mia testa sognante e ingenua, c'è l'idea di raccogliere questi racconti e vederli pubblicati. Sì lo so, "me piacerebbe". Be' ho detto fin troppo, questo racconto l'ho scritto per me e per voi. Per me, perché non ho più paura di mettermi in gioco. Per voi, perché passando di qua ci lasciate gli occhi e, chi lo sa, magari pure un pezzo di cuore.
La storia delle cose
La storia delle cose è la più antica delle storie.
C'è chi sostiene che non sia mai iniziata, e che un tempo lontano un vecchio stregone, si sia improvvisato narratore. Tra la folla attenta e desiderosa di sapere, un piccolo uomo vestito di rosso allungò la mano verso il cielo.
Quasi lo sfiorò.
Era il cielo dei tempi passati e dimenticati, e l'orizzonte correva libero davanti agli occhi di tutti.
A quei tempi però, nessuno degli uomini, era in grado di dare un nome al cielo. Nessuno sapeva davvero cos'era, quel manto disteso di un azzurro abbagliante.
Eppure, lungo quella scia luminosa e inafferrabile i sognatori si rifugiavano, i piccoli e i grandi condividevano lo stesso posto nel mondo, ma non vi erano regole dedite all'ingiustizia, né privilegi senza meriti, o condanne senza colpe.
Ognuno coltivava quel pezzetto di scia luminosa che separava la terra dal cielo. Ognuno lì, nutriva le cose, dalle più piccole alle più misteriose. Così facendo, curavano l'anima e alimentavano sorrisi, assicurando ai posteri una buona storia da custodire e tramandare a loro volta.
Quei tempi lontanissimi gli uomini parlavano poco e ascoltavano tanto. Infatti avevano bocche piccole e orecchie grandi, e nessuno possedeva, nelle tasche o nelle proprie case, i frutti del progresso. Poiché il progresso, semplicemente, non esisteva.
Quegli strani ominidi passavano i giorni a guardarsi negli occhi, a seguire le labbra appena pronunciate dei vicini. Condividendo storie e lacrime, sconfitte e vittorie.
Sotto i primi portici delle case, ai bordi delle strade e sulla porta del lattaio.
Sì, in quei tempi lontanissimi esisteva il lattaio.
Si dice che, molti di quegli uomini se ne stavano seduti tutto il giorno a guardare il cielo. Con la testa all'insù, le braccia mezze morte a dondolare e gli occhi grandi, grandissimi. Era bello, perché in quegli occhi si vedeva il cielo in miniatura.
Erano grandi e curiosi, gli occhi di tutti. Ma nessuno di quei numerosi occhi, somigliava a quelli dello strano e piccolo uomo vestito di rosso.
Mentre lo stregone articolava le mani come a muovere pensieri e riordinare parole, il piccolo uomo spuntò dalla folla interrompendo il rito. Il silenzio copriva persino i respiri dei presenti, tutto si fermò in quell'istante unico, e una voce mai udita arrivò da sotto il tabarro del piccolo uomo.
"Non puoi raccontare alcuna storia, vecchio stregone!".
Il silenzio divenne un fitto brusìo, tutti puntarono i grandi occhi sullo sconosciuto attendendo dell'altro. Impazienti, bramosi di sapere.
"Ne ho infinite, di storie da raccontare".
Rispose il vecchio stregone.
"Non è vero. Avete le storie ma non sapete dare un nome alle cose che custodite. Passate gran parte del vostro tempo a guardare lassù, meravigliati e ignoranti. Questa tavola dipinta d'azzurro abbraccia tutto il mondo. Cambia colore, muta aspetto e carattere. Proprio come noi tutti.
Si chiama cielo".
C - I - E - L - O.
Cielo, cielo e altre mille volte cielo.
Tutti i presenti muovevano le piccole labbra provando meraviglia di quell'incredibile suono.
Una parola piccola bastava davvero a dire il cielo?
Lo stregone restò ammutolito. Guardò il cielo come lo avesse appena scoperto e muovendo il labiale si sfiorò le labbra con mani tremanti. Cresceva lo stupore ma al contempo la vergogna.
Così, approfittando della folla distratta, uscì di scena, silenziosamente.
Il piccolo uomo col vestito rosso conquistò l'attenzione di tutti, e continuò.
"Le cose per cui vivete e combattete, tutti i giorni, hanno un nome, una storia. Come ognuno di noi, le cose, meritano una loro identità.
Se così non fosse, come potremmo raccontare di esse ai nostri figli?". Lo stupore divenne approvazione. La folla sollevò un coro rivolto al cielo, a seguire un caloroso applauso e un appello a quell'uomo curioso.
Se così non fosse, come potremmo raccontare di esse ai nostri figli?". Lo stupore divenne approvazione. La folla sollevò un coro rivolto al cielo, a seguire un caloroso applauso e un appello a quell'uomo curioso.
"Rivelati a noi, qual è il tuo nome, chi sei?".
"Mi chiamo conoscenza, e d'ora in avanti - giuro - vivrò con voi e per voi".
P.S. Nessuno seppe più nulla del vecchio stregone...
Bellissimo!!! Sembra una delle favole di Esopo, di quelle che ci facevano tradurre in quarta ginnasio per farci prendere dimestichezza con la lingua greca antica. Talento ce l'hai, comunque. Continua, insisti. E che LA FORZA SIA CON TE.
RispondiEliminaIo però adesso voglio sapere il nome dello Stregone :P
RispondiEliminaTanta roba! Probabilmente sei stata frenata dal numero di parole imposte, perché qui c'è lo stato embrionale per qualche paragrafo in più. Di materiale ce n'è, forse non è stato accettato perché appunto metti 'troppa carne al fuoco'. Nel senso, la mia non è una critica, ma la prima impressione che ho avuto, è che si tratta dello stato embrionale di qualcosa più grande. C'è un tocco di poetico verso la fine, che necessita di essere più ampliato (cosa impossibile se si tratta di tot. parole). Ecco, forse avrei messo il cielo all'inizio come qualcosa di misterioso e indecifrabile anche per noi lettori puntando sul punto di vista degli uomini che lo toccano con le punta delle dita ma non sanno cosa sia... Una cosa che solo lo stregone sa, visto dalle persone in un modo che hai reso benissimo da questa affermazione: 'Questa tavola dipinta d'azzurro abbraccia tutto il mondo. Cambia colore, muta aspetto e carattere. Proprio come noi tutti'.
RispondiEliminaLa mia non è una critica negativa, tutt'altro.
Anzi, spero di non aver fatto la figura di una che non ci ha capito una mazza. Secondo me ci puoi costruire su un bel po' di roba, tanta roba.
Il primo step è fatto, continua così e vediamo cosa esce!
Luca così è troppo però. Mi fai piangere!!! =D
RispondiEliminaGRAZIE per le belle parole.
E che 'sta forza sia con me! =)
Bolla è vero, lo stregone merita un capitolo tutto suo. Chissà...magari...^_^
RispondiEliminaAle il tuo commento mi dà una forza enorme (la forza di cui sopra XD ). A dire il vero questo racconto è stato scritto senza l'idea di proporlo a qualcuno. Mi è venuto all'improvviso e ho sentito il bisogno di condividere la cosa prima con voi. Non mi aspettavo queste reazioni, perché ora ho voglia di dare più ampio respiro a questa storia. Penso di lavorarci su, magari pubblicando i nuovi capitoli proprio qui. E alla fine chissà...potrebbe venir fuori un bel racconto. Grazie dei consigli, preziosissimi. Ho capito ciò che vuoi dire e credimi, è il più bel complimento che tu potessi farmi.
RispondiEliminaAl prossimo step! ;-)
hai una bella realtà, ed un sogno inflazionato... che è anche il mio!
RispondiEliminail racconto è sicuramente gradevole e ben scritto
Grazie Patalice!
RispondiEliminaChe dobbiamo fare se non provarci?
Lungo quella scia luminosa magari, prima o poi, il sogno si realizza...
I nostri sogni meritano qualche possibilità. Di questo ne sono certa. ;-)
Se questo è solo il primo dei racconti che ci proponi voglio la raccolta, e sostengo appieno il tuo sogno!
RispondiEliminaClap clap!
beh che ti devo dire, continua così anche io penso che tutto sia stato un po' frenato da un numero troppo limitato di battute ma per quello che ne posso capire io mi pare che di sostanza ce ne sia , in abbondanza. E spero tanto che non ti fermi qui!!!
RispondiEliminaLisa, guarda che mi segno queste parole. E se non vendo neanche una copia spedirò un corriere pieno tutto per te. ;-)
RispondiEliminaGRAZIE!!!
Grazie Bradipo!
RispondiEliminaPrometto di non fermarmi, confido nell'idea che questo, sia solo un piccolo passo verso qualcosa...
Grazie davvero. =)
Stupore, voglia di scoprire, meraviglia. Quei piccoli uomini che non sapevano dare un nome alle cose hanno trovato un altro piccolo uomo vestito di rosso che indica loro il percorso per conoscere. Sono emozioni delle quali tutti noi, in una società che non guarda più a sé stessa e non trova il tempo di fermarsi a guardare intorno, abbiamo grande bisogno... Bellissimo racconto Vale, invita a riflettere e a sognare. Continua così! Io e tutti noi siamo sempre qui con te :)
RispondiEliminaGrazie Peppe, so che tu più di ogni altro mi sostieni e non sai quanto sia importante per me.
RispondiEliminaUn abbraccio! <3
Molto carino, brava!
RispondiEliminaio sto frequentando un corso di scrittura creativa, ma finora non ho prodotto molto, e quel poco con grane sforzo. il fatto è che le tracce proposte non mi intrigano. vedremo come continueremo. anche io ho voglia di sperimentare cose nuove ma sono bloccata...
A me le tracce frenano l'immaginazione e la creatività. Preferisco andare dove mi porta l'ispirazione, forse anche per questo non ho mai frequentato corsi di scrittura o cose simili. Eccezion fatta per un corso di giornalismo, il quale mi ha aiutato a capire che non sarei mai stata una giornalista. =)
RispondiEliminaGrazie per aver apprezzato e in bocca al lupo anche a te. ;-)