Francesco Rosi,
napoletano, classe 1922, regista, autore e sceneggiatore, inizia a muovere i passi
da cineasta nei primi anni ‘50. A lui dobbiamo il cosiddetto filone dei “film d’inchiesta”, film coraggiosi, di
denuncia politica che ripercorrono la vita del malavitoso siciliano, dal
capolavoro del 1962 Salvatore Giuliano passando
per Le mani sulla città dell’anno
successivo, con Rod Steiger, in cui viene denunciato lo Stato e lo sfruttamento
edilizio a Napoli. Cadaveri Eccellenti
viene distribuito nelle sale italiane a novembre del 1976 e presentato fuori
concorso al 29° Festival di Cannes.
“In un luogo piuttosto vago, non specificato ma ben immaginabile
(passiamo infatti dalla Sicilia a Roma), vengono uccisi alcuni magistrati. A
prendere in mano le indagini l’ispettore Amerigo Rogas (Lino Ventura). I primi
sospetti di Rogas ricadono su di un farmacista, condannato ingiustamente anni
prima per un presunto avvelenamento e poi scomparso. Quando il misterioso
assassino arriva però ad uccidere anche a Roma il capo della polizia ordina a
Rogas di spostare le indagini sui gruppuscoli dell’estrema sinistra.
L’ispettore non convinto decide di continuare per la sua strada finché non
scopre un terribile complotto”.
Rosi sceglie di ispirarsi al
romanzo di Leonardo Sciascia, Il contesto. Un compito non certo
semplice, adattare per lo schermo un libro, parodia-denuncia di un’Italia fin
troppo vaga, dai richiami e dai flashback però, così terribilmente in sintonia
con la realtà. E parliamo degli anni ’70, quelli che il nostro paese ricorda
come gli “Anni di Piombo”. Le forze
occulte e i rapporti con lo Stato, le tentazioni golpistiche, le rivolte
studentesche. Un arco temporale conclusosi sul sorgere degli anni ’80, anni in
cui la dialettica della politica fu estremizzata e trasformata in violenza,
lotta armata e terrorismo. Piccolo accenno per chi non lo sapesse, Il termine
Anni di Piombo deriva dall’omonimo film di Margarethe
Von Trotta del 1981, che ritraeva l’analoga situazione contemporanea
presente nella Germania Ovest.
Insomma, solo un genio dal cuore impavido poteva
permettersi di dipingere un quadro così complesso. Parliamo di un uomo che ha
fatto della macchina da presa l’arma più forte, la libertà d’espressione.
La stessa che gli ha permesso di
aggiudicarsi un posto di primaria importanza nel panorama del cinema italiano.
Un autore disinibito e pungente
ma altrettanto elegante e professionale che ha raccontato l’Italia agli
italiani servendosi dei volti più noti del cinema di quei tempi, Gian Maria
Volonté, Philippe Noiret e Lino Ventura.
Contribuiscono alla riuscita del film, un cast di altissimo livello: il
già citato Ventura, Renato Salvatori, Max Von Sydow, Alain Cuny, Fernando Rey,
Charles Vanel, Francesco Callari, Paolo Bonacelli, Tino Carraro. Ricordiamo in
fase di sceneggiatura oltre a Rosi, hanno collaborato Tonino Guerra e Lino
Iannuzzi. La splendida fotografia, che riporta alle sfumature neorealistiche,
di Pasqualino De Santis. Montaggio, Ruggero Mastroianni, fratello di Marcello.
Le musiche di Piero Piccioni e Astor Piazzolla. Per la scenografia e i costumi
rispettivamente Andrea Crisanti e Enrico Sabbatini.
<<La verità non è sempre rivoluzionaria>>. Un epilogo
drammatico, un film scomodo che ha suscitato non poche polemiche. Vincitore di
due David di Donatello per miglior
regia e miglior film. L’essenza di un’epoca, di una realtà messa a nudo davanti
allo specchio.
Ecco perché, Cadaveri Eccellenti, rientra a pieni voti
nella lista dei titoli “assolutamente da
vedere”.
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