Sapevo che non sarebbe
stato affatto semplice recensire Dark Shadows, e questa mia consapevolezza
nasce per diversi motivi, molti dei quali però ancora oscuri a me stessa. Forse
il mio più grande ostacolo, che incontro ogni volta io cominci a parlare di “Tim”,
è rappresentato dalle critiche gratuite e spesso sconnesse di tanti (“ex”)
burtoniani pronti sul tempo a puntare il dito appena sentono nell’aria il
profumo di un nuovo lavoro diretto da Burton. Io so che questa premessa
potrebbe, e magari lo è, suonare come insensata o addirittura fuorviante dal
momento che il mio intento è (o meglio era…) quello di raccontarvi un film
cercando di amalgamare un po’ di critica cinematografica, un po’ di giornalismo
e, un po’ di “me”…
Negli anni ’60 la ABC
trasmette una soap destinata a diventare un cult. Siamo in America, è il 1966 e
Dan Curtis vede realizzarsi sullo schermo il “suo” Dark Shadows. Una serie melodrammatica,
fatta di mostri e colpi di scena distribuita in circa 1200 puntate. Punto forte
della serie era proprio Barnabas Collins, il cui personaggio tra l’altro
subentra nel cast solo dopo una decina di puntate. Il vampiro di allora era Jonathan Frid, attore di cinema e
teatro, spentosi proprio quest’anno all’età di 87 anni, un mese prima dell’uscita
mondiale della release di Burton. L’interpretazione di Frid riuscì a dare all’icona
terrorifica e malvagia del vampiro una sorta di aura positiva, tale da rendere
il mostro dai denti aguzzi addirittura simpatico e a tratti divertente.
Insomma, le basi per una
rivisitazione tipicamente burtoniana ci sono tutte…e dunque il nostro amato Tim
non se la fa per niente sfuggire. In realtà l’idea di portare sul grande
schermo la soap di Curtis è stata di Johnny Depp, il quale non ha mai nascosto
il suo grande desiderio di vestire i panni del vampiro Barnabas, amato e
seguito fin da bambino. Depp, interpreta e co-produce Dark Shadows ma non è l’unico
fan accanito della vecchia serie televisiva, non perdevano infatti nemmeno una
puntata la bella Michelle Pfeiffer e lo stesso Burton.
“Il povero Barnabas Collins è vittima di una maledizione fatta dalla
terribile strega Angelique (Angie).
Costretto a vivere come un vampiro per l’eternità, viene rinchiuso in una bara
e sepolto vivo. Si risveglia dopo quasi due secoli e ad attenderlo c’è un mondo
completamente nuovo, quello degli anni ’70...”
Tim Burton rivisita la
serie culto degli anni ’60 e la “burtonizza” a mestiere. Fin qui nulla da dire
o da contraddire; Al di là delle fattezze visive del film, dunque prettamente
dark e alle caratterizzazioni dei personaggi sempre entro i canoni più noti che
vanno dal capolavoro di Edward mani di
forbice, passando per La Sposa
cadavere fino al più recente e (stra)discusso Alice in Wonderland. E parlare di canoni con Burton, significa
parlare dell’ emarginazione, del diverso e di tutto quel che si lega ai
problemi di inserimento e di accettazione da parte di una società e di un mondo
poco aperto al confronto e a tutto ciò che non sia terribilmente omologato.
Parliamo del concetto di “mostro”, di cosa realmente significhi avere paura o
su cosa sia davvero mostruoso per un bambino che la notte a fatica riesce ad
addormentarsi. In Dark Shadows non si perde l’occasione di marcare l’importanza
della famiglia, del rispetto e della fiducia, e del fondamentale compito che un
padre svolga all’interno di essa. Il piccolo David (Gulliver McGrath), un
bambino diverso che vede cose strane come i fantasmi e che piange solamente quando
capisce che il proprio padre non esita ad abbandonarlo quando Barnabas lo mette
di fronte a una scelta. Chi è il vero mostro? Una creatura
costretta ad uccidere per sopravvivere, condannato da una perfida strega, o due
genitori che preferiscono rinchiudere la propria figlia in un manicomio perché
parla con le bambole?
A questo punto potreste
chiedervi cosa c’entri tutto questo con la critica cinematografica e penserete a
me come a una povera pazza che pecca di soggettività. Ma io non voglio
contraddirvi, non voglio nemmeno giustificare quel che le mie righe lasciano
trapelare. Voglio soltanto urlare le mie emozioni e le mie ragioni, le stesse che
mi portano a schierare nella cerchia dei “pro-Dark Shadows”.
Io non accetto il fatto che
si dica che l’essenza di Burton sia morta dopo, o addirittura prima di, Sweeney Todd, non lo posso accettare
perché chi conosce e ama la poetica di Burton non può considerarla morta anche
dopo aver visto il film in questione.
Dark Shadows mescola al
melodrammatico una buona dose di humor e fa del film una horror-comedy degna
del nome che porta. I personaggi sono a mio avviso indovinati e messi lì mai a
casaccio. Non parliamo di Depp, perché lui è terribilmente perfetto…ma Eva
Green nei panni della strega Angelique Bouchard, ossessionata dall’amore non
ricambiato di Barnabas è fantastica. Una delle poche volte in cui lo spettatore
presti un attentissimo sguardo a qualcuno messo a ronzare attorno all’impeccabile
Depp. Perfetta la Pfeiffer in veste di “capo-famiglia Collins”, Elizabeth
Stoddard. Helena Bonham Carter è la dottoressa Julia Hoffman, Chloe Moretz, già
vista in Hugo Cabret nei panni della giovane Isabelle, è Carolyn Stoddard.
Bella Heathcote è Victoria Winters e Jonny Lee Miller interpreta Roger Collins.
Un vampiro impacciato e
assetato di sangue, che vede nella M luminosa di McDonalds la personificazione
di Mefistofele e che considera Alice Cooper la donna peggiore del mondo o la tv
uno strano sortilegio…una strega spietata dal corpo di porcellana che arriva a
strapparsi il cuore poco prima dell’ultimo battito (una delle scene più
significative del film).
Questo ho visto io in Dark
Shadows…e il che mi basta per dire che Burton
c’è…
Ciao, grazie di essere passata a trovarmi su mio blog e ben accolta la correzione Deep Depp di cui non mi ero proprio reso conto...
RispondiEliminaContinua a seguirmi
Cinepolis
Dino Romans
Ciao Dino e grazie anche a te per essere passato di qua...allora giro a te il tuo stesso invito a "seguire il mio blog", io lo farò senz'altro, anzi sarà aggiunto alla lista dei miei siti/blog amici. Se ti va e trovi il mio blog interessante puoi iscriverti, sai che è sempre un immenso piacere. A presto
RispondiEliminaValentina
Ciao.
RispondiEliminaFacendo un giro per vari blog, notavo che la maggior parte delle persone che recensivano un film, lo facevano seguendo la propria emozione; e comunque, tendevano molto a criticare la scelta del cast, apportavano quelle che secondo loro potevano essere le migliorie, e concludevano con un voto, legato perlopiù all'unione degli elementi cast-trama che ritenevano validi. Non so come, ma sono giunta in questo blog. Ho letto questo tuo commento a Dark Shadow, che ho visto appena è uscito, e ho notato la differenza con i precedenti citati. Per il momento ho letto solo quest'articolo, e apprezzo i riferimenti storici, cronologici, del film, e i collegamenti realmente utili. Posso dire che una persona che non ha visto Dark Shadow capirebbe. Quindi complimenti, penso di iscrivermi, e se ti va puoi passare dal mio blog.