Passa ai contenuti principali

Il "google doodle" di oggi, omaggio a Alan Turing


Oggi Google ci propone la Macchina di Alan Turing, ovvero uno dei padri dell'informatica la cui nascita risale esattamente a 100 anni fa. E Google certo non poteva mancare nell'omaggiarlo dedicandogli un bel "doodle". 


Il Signor Turing durante la Seconda Guerra Mondiale contribuì a decifrare i codici creati con la macchina "Enigma", utilizzata dai nazisti per trasmettere messaggi criptati.
Il fatto che lascia davvero sconvolti però, è la storia di questo genio dell'informatica. Il povero Turing ricevette una "riconoscenza" senza pari dal governo britannico, tanto da farlo arrestare nel 1952 perché omosessuale e condannarlo alla castrazione chimica. Nel 1954 poi, Turing decise di ispirarsi alla favola di Biancaneve per porre fine tragicamente alla propria vita mangiando una mela avvelenata con cianuro di potassio.
Una leggenda metropolitana racconta che questa misteriosa vicenda abbia ispirato poi il grande Steve Jobs per il logo della "Apple". Ma, che sia vero o no, la cosa è molto interessante...


Nel 2009, l'ex Primo Ministro Gordon Brown, a seguito di una petizione, espresse le scuse ufficiali  da parte del governo britannico, riconoscendo la terribile colpa del trattamento omofobico riservato al Signor Turing.

Dunque un doverosissimo omaggio oggi a quest'uomo e alla sua stupefacente macchina, quella "Deterministica a un nastro e con istruzioni a cinque campi". Meglio nota come, Automa di Turing.



Immagino sarete ansiosissimi di sapere come si risolve l'algoritmo-enigma, vero? Eccovelo svelato:

- La sequenza da rivolvere è: 01011. Entrambi i pulsanti gialli devono essere posizionati su 1. Poi premere il bottone verde. La lettera G di Google si colorerà.
- La sequenza da rivolvere è: 00011. Cliccare due volte il pulsante giallo, finché non appare il quadratino vuoto sullo stesso. Poi premere il bottone verde. La lettera O di Google si colorerà.
- La sequenza da rivolvere è: 01011. Cliccare una volta il pulsante giallo, finché non appare il quadratino vuoto sullo stesso. Poi premere il bottone verde. La lettera G di Google si colorerà.
- La sequenza da rivolvere è: 01001. Cliccare due volte il pulsante giallo, finché non appare il quadratino vuoto sullo stesso. Poi premere il bottone verde. La lettera L di Google si colorerà.
- La sequenza da rivolvere è: 10000. Posizionare tutti e due i pulsanti gialli superiori sul numero 1, cliccando entrambi rispettivamente una sola volta. Poi premere il bottone verde. La lettera E di Google si colorerà.
- A questo punto la macchina di Turing ha ricevuto tutte le istruzioni corrette, ed il doodle di Google le ripeterà in automatico. Alla fine apparirà la pagina dei risultati su Alan Turing.

Ma attenzione. Una delle caratteristiche delle macchine di Turing è proprio quella di disporre di un nastro potenzialmente infinito. Se infatti si clicca nuovamente sul doodle di oggi, senza prima aver cancellato la "cache" del browser, Google presenterà una nuova sequenza di "configurazioni" della macchina di Turing.
Sta quindi alla pazienza dell'utente capire non solo le successive istruzioni da dare alla macchina di Turing ma anche se l'evoluzione del doodle ha o meno una fine.

 CURIOSITA' Il codice binario (010110001100011010110100110000) che "colora" le lettere di Google, in realtà, non compone affatto il nome del motore di ricerca del colosso di Mountain View.

e soprattutto al suo autore che ci ha svelato la soluzione: Maurizio Maria Corona.

Commenti

  1. Ah vedi! o__O
    Avevo intravisto il doodle in Spagna e mi ero chiesta innanzitutto cosa fosse e, seconda cosa, come funzionasse!
    Grazie della dettagliatissima spiegazione e complimenti per il blog, comincerò a seguirlo ^__^

    RispondiElimina
  2. Grazie infinite...beh, d'ora in avanti terrò d'occhio anch'io il tuo splendido blog...;-)

    RispondiElimina

Posta un commento

Post popolari in questo blog

Tema: il mio futuro

Oggi farò qualcosa di insolito, non proprio sulla stessa scia dei post che vi è capitato di leggere su CriticissimaMente fino ad ora. Nonostante questo, però, vi sorprenderete (e mi sorprenderò), di quanto questo, sappia raccontare meglio di me, il senso e le ragioni, se mai ce ne fossero, di tutto ciò che anima questo blog, fin dal principio. In effetti provare a spiegare le ragioni è sempre un po'scomodo, qualunque esse siano, soprattutto se in ballo c'è una persona normale, che ha i suoi alti e, i suoi bassi. Laddove gli alti siano mantenuti e rafforzati da una strana malattia che affligge noi uomini, che ci fa sognare ancora e ci manda continuamente a sbattere contro i muri senza mai farci rinsavire o spronarci a cambiare strada. Questa è la tenacia , la testardaggine. Qualcosa che, se ce l'hai, ce l'hai e basta. Ce l'avevi ieri, ce l'hai oggi e non potrai farne a meno nemmeno domani... Questo accade quando tua madre un pomeriggio come tanti, decide...

Dylan Dog, il film. Ogni cinefilo ha il suo incubo.

Licantropi e vampiri , direi che ne abbiamo fin sopra ai capelli di queste trovate alla Meyer , almeno nel mio caso, il primo pensiero finisce inesorabilmente lì. Non so quanto e come poi, questo abbia influenzato il mio giudizio. Solamente posso dire che, quando decisi di vedere Dylan Dog, il film , non immaginavo (al di là delle comuni perplessità) che avrei avuto a che fare con quello che, a tutt'oggi, io considero: il peggior film della mia vita!!! Abbandoniamo il rimando al film di Giovannesi , che qui a confronto è una boccata d'ossigeno per ogni cinefilo, e torniamo al film di Kevin Munroe . Il regista canadese aveva esordito nel 2007 con TMNT  (Teenage Mutant Ninja Turtles), dopo aver scritto e coprodotto nel 2001, un altro film d'animazione del regista Tony Shutterheim , Donner . Non è chiaro, tuttavia, quale malsano meccanismo sia scattato nella mente di Munroe quando, nel 2010, decise di portare sullo schermo la storia di un personaggio tanto popola...

Quel mostro di me

Certi giorni mi vanno stretti, ci sto dentro a metà. Altri mi sembrano grandi come l'oceano. Sguazzo, mi perdo, sto serena. Scrivere Madrepàtria - Racconti dell'umana sorte ha significato molto per me.  Fin dal principio ho capito che quello, era il mio modo di esorcizzare i mostri più radicati nell'anima. Forse scrivere è davvero un atto terapeutico ancor prima che creativo. Ma certi mostri non li puoi cacciare via definitivamente, devi imparare a conviverci.  Questi racconti hanno avuto la forza di tenerli lontano da me, quei mostri, almeno per un po'. Di guardarli con scherno, prima da dentro e poi a distanza di sicurezza. Ma quali sono davvero questi mostri? Cos'è che sto allontanando? Ho paura che si tratti di me.  Di un ruolo sbagliato (così dicono), che ho rincorso a fatica, che poi ho cambiato, che poi ho abbandonato. Mi adatto continuamente, e continuamente non mi ritrovo. Scrivo, metto da parte, allontano i mostri, allont...