lunedì 12 maggio 2014

L'Atelier dei miracoli di Valérie Tong Cuong



Si è parlato di "un romanzo toccante, magnifico, dal quale non si può che uscire cresciuti" (Page de Libraires), di "un libro che fa del bene" (Le Parisien), di "thriller alla francese" (Livres Hebdo) e, eccezione fatta per quest'ultima affermazione a mio avviso eccessiva, direi che così è.

Direi, e non dico. (Perché?)
Non mi sento sicura come quando parlo di un libro che ho amato e mi ha convinto sotto ogni punto di vista. Ed è vero che questo romanzo fa del bene, almeno fino a quando si vuole estrarre il messaggio ultimo e definitivo, quello che parla di un "inno agli incontri che danno la forza di risollevarsi".

Premessa: io credo negli incontri che ti cambiano la vita. Infatti, la storia di Valérie Tong Cuong ha saputo convincermi sin dal principio. Curiosa la scelta di narrare lungo tre binari, ognuno dei quali rappresenta la vita di uno dei protagonisti. Mariette, Millie e il signor Mike. Tutti e tre con la propria vita allo sbando, ferma in un punto critico, di non ritorno. Una donna/moglie/madre e insegnante, annientata dalle vite degli altri, dalla presenza di un marito affabulatore e violento, di quella violenza non fisica ma psicologica, che ti smonta la voglia di vivere. La ragazza uscita viva da un incendio, ma rimasta vittima del passato e, proprio per questo, costretta a reinventarsi. A fingere un'amnesia per poter provare a ricominciare. E poi un ex soldato, un uomo di presenza corporea significativa, per la società però insignificante, nulla. Un invisibile che vive nei pressi di un vano caldaia.

Tutto mi aveva convinto a prendere in mano L'Atelier dei miracoli, e non a torto devo dire, l'istinto non mi ha ingannato del tutto. Però, rimane il rimpianto di quel morso allo stomaco. Nonostante il libro scorra in maniera fluida e possieda una scrittura semplice, leggera e ben aderente alle storie, manca di quel guizzo che ti prende fin dentro le viscere e ti conquista. L'autrice punta molto sulla riflessione che ruota attorno alla voglia dell'individuo di rimettersi in piedi e ricominciare. Per vedere il bicchiere mezzo pieno, per non dubitare dell'aiuto degli altri che sembra essere piovuto dal cielo, quello dei "pizzicotti per vedere se è vero". Alla fine, della lezione di vita che un romanzo incisivo avrebbe lasciato, rimane un buon accenno. Niente di più. 

L'Atelier dei miracoli se non altro ti fa pensare che in un incontro, potresti trovare la tua salvezza. Ma non serviranno nemmeno centinaia di mani piovute dal cielo se, prima di ogni altra cosa, "tu", non impari a credere in te stesso.

5 commenti:

  1. Non conoscevo questo romanzo...mumble mumble!

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  2. Giorgia è una lettura piacevole, sa come tenerti compagnia e farti riflettere. E non è poco. ;-)

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  3. mai sentito ne visto...ma potrebbe essere interessante

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  4. Ciao!
    Io ne ho sentito parlare, anche bene, ma non mi sono convinta a prenderlo.. non so, c'è sempre un qualcosa che mi ha frenato.
    A volte poi i commenti sono esagerati, gridati ai quattro venti per convincerti a comprarlo! Quindi boh, sono ancora indecisa :-)
    baciii

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  5. Non sono riuscita ad entrarci del tutto. Non mi è piaciuto come è scritto, forse è colpa della traduzione.

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