Drive è un film diretto da Nicolas Winding Refn, regista alquanto sottovalutato – oltre che semisconosciuto
- qui da noi e in America; almeno in questo caso, ci prendiamo solo metà della
colpa. Il film inoltre è basato sul libro di James Sallis.
La storia del film è
un po’ semplice e forse anche frutto del già visto. Abbiamo un tizio senza nome – soprannominato
Drive (pilota) –, formidabile stuntman, e all’occorrenza pilota di rapine
di notte. Un giorno, si innamora della sua coinquilina: ragazza con prole al
seguito, sposata con il delinquente sbagliato; finito in gattabuia per un colpo
andato male. Drive, la conoscerà e la
aiuterà a vivere felice, aiutandola nella piccole cose quotidiane ed amandola a
poco a poco, giorno dopo giorno … fino a
quando il marito viene scarcerato, ricoprendo tutta la famiglia dei suoi debiti
con la malavita organizzata. Il pilota non resterà indifferente e cercherà di
aiutarli a modo suo … Organizzerà un ultimo colpo per levare dai guai
il consorte del suo amore impossibile. Peccato che tutto andrà per il verso
sbagliato.
La trama può sembrarvi
semplice – e lo è – ma qui quello che conta non è la trama in se, ma è il tono e
l’atmosfera con cui viene raccontata, che contano davvero. Drive: un signor
Nessuno con un passato oscuro-
magistralmente interpretato da Ryan Gosling- è un protagonista diverso dagli altri,
che riesce a conquistare con i suoi sguardi e le sue movenze nude e crude. Ogni
gesto del pilota è come una ballerina che interpreta il lago dei cigni: Bella,
sensuale, poetica, ma solo verso la fine rivelerà la sua vera
natura. Lui non è un eroe, è un cattivo – uno squalo cattivo – che cercherà di
mostrarsi, per la sua bella impossibile, come il ragazzo della porta accanto:
buono, onesto rassicurante, amichevole. Ma questa maschera non può reggere a
lungo. Prima o poi deve cadere. Ed è qui che
si mostra il vero tono/aspetto del film: La violenza. Quest’ultima, resterà impressa per sempre
nella testa di chi guarda, per la sua
accuratezza e la sua indole claustrofobica. Il protagonista – ricordatelo –
vive nell’ombra e resterà confinato nella sua dimensione oscura per
sempre.
Il regista è stato
molto abile a mascherare la dualità del protagonista, soprattutto per il fatto
che la mostra in continuazione senza mai farcene accorgere, solo verso la fine
- e magari riguardandolo una seconda volta - ci accorgeremo che quella
strana, fantastica giacca, ha un significato dualistico molto profondo.
Non era facile portare
la carica e l’instabilità del libro sul grande schermo. Qui l’esperimento è
pienamente riuscito, Il film colpisce
nel segno, stravolgendo i classici canoni del genere B-movie degli anni ’70,
elevandoli ad un cult movie, pieno di atmosfere noir e con un protagonista
indimenticabile, che riuscirà
a travolgere tutto e tutti con la sua instabile emotività. Un film che ci
farà sospirare e sperare in un futuro migliore per il nostro Drive.
Un film da vedere e
rivedere subito.
già un super cult del nuovo decennio!
RispondiEliminaPensare che devo vederlo ancora, mi vergogno a dirlo...ma è così!!! Mi fido di voi, e rimedierò prestissimo!!! =)
RispondiEliminaDavvero bellissimo, soprattutto per l'aspetto tecnico e la colonna sonora!
RispondiEliminaNon è entrato però nel novero dei miei cult, sorry :P
Mi spiace, ma devo dissociami: a me il film è sembrato un'idiozia, un budget di 15 milioni di dollari sprecato.
RispondiEliminaLa prima parte della pellicola è eterea, flebile, inesistente come sceneggiatura, la seconda scade in sanguinolenti combattimenti stile b-movie.
L'atmosfera non mi dice niente, Ryan Gosling è odioso: non cambia quasi mai espressione e le frasi che dice si contano sulle dita delle mani.
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