Un
piccolo calcio, quella strana sensazione di cadere nel vuoto e una melodia che
invade pian piano la scena ( sono le note di Edith Piaf “Je
ne regrette rien”)… così Inception ci riporta nel “mondo reale” dopo
averci trascinato nel tortuoso labirinto dell’ onirico. Difficile parlare di
Inception cercando di portare coloro che non l’ hanno visto “dentro il film”,
insomma sembrerebbe perfino complicato spiegarne la trama poiché “il cosa” a volte passa in secondo piano per
far spazio al “come”.
Nonostante
troppo spesso ci si limiti ad osservare cosa succede, il film in questione non
può fare a meno di attirare l’ attenzione
sul suo abile costituirsi scena dopo scena.
Dom
Cobb è un insolito “007”, la sua
missione è infatti quella di prelevare dalla mente altrui, idee, pensieri,
attraverso la via del subconscio… Il film mette immediatamente lo spettatore,
come lo stesso protagonista, in bilico tra sogno e realtà. Difficile fin da subito
cogliere quella sottile differenza che separa la sfera reale da quella onirica,
costantemente in sospeso per oltre 140’. La storia che Nolan propone è quella
di un uomo ossessionato dai ricordi, (tema ricorrente nel cinema di Nolan) i
quali non mancano in più di un’ occasione di affiorare nella vita del
protagonista causandogli non pochi problemi. Cobb, il cui cognome tra l’ altro
riprende il nome del ladro presente in Following
(1998), primo lungometraggio del regista inglese, non riesce a gestire questo suo tormentato rapporto con il
passato. Nel passato di Cobb c’è Mal, con la quale egli visse 50 anni nel
profondo stadio del “limbo”. Quando questa sorta di mondo parallelo diventa
insostenibile, i due decidono di tornare alla vita reale ma, considerando che
nel limbo il tempo cresce esponenzialmente e svegliarsi sarebbe stato
praticamente impossibile, altro non avrebbero potuto fare che togliersi la
vita. Le conseguenze di questo loro viaggio però saranno devastanti,
soprattutto per Mal, la quale, non più in grado di distinguere tra sogno e
realtà, decide di gettarsi nel vuoto convinta di riappropriarsi così della
propria esistenza “reale”.
L’ idea di Inception rappresenta in
realtà, per Nolan, un progetto esistente già da dieci anni, quando nelle sale
usciva il suo secondo lungometraggio Memento
(2000); anche qui, protagonista è un uomo solo, ossessionato dalla morte della
moglie e alle prese con una perdita di memoria a breve termine che lo costringe
a immortalare con una polaroid tutto ciò che alla propria memoria sfugge e a
tatuarsi sul corpo tutto ciò che possa condurlo al colpevole. Da sempre
affascinato dal mondo onirico Nolan realizza pellicole degne del proprio
inconfondibile marchio autoriale. Ogni suo film sembra esser realizzato apposta
a supplemento del precedente, come a dargli la giusta completezza o magari la
giusta risoluzione. Cercando di guidare e al tempo stesso spiazzare lo
spettatore, Nolan smonta la tradizionale struttura narrativa del film
sparpagliandola come un puzzle. Gioco fondamentale che ruota attorno ad un’
incredibile maniera di interpretare il “montaggio”, che stravolge le logiche
della linearità per sposare un approccio irregolare e spaesante. Basti pensare
alla scelta in Memento di far scorrere le sequenze praticamente “dalla fine
all’ inizio” servendosi dell’ effetto flashback. Memento è forse la prova
vivente del fatto che Nolan, pur partendo da una semplice idea, una storia poco
originale, sappia renderla unica e intrigante sfruttando appieno le sue abilità
in fase di “costruzione del film”.
Tornando
ad Inception… incredibili le suggestioni visive che Nolan ci offre quando “entriamo”
nel sogno, imponenti quanto più inverosimili strutture
architettoniche prendono vita nel
momento stesso in cui si pensano. Anziché
cadere nella tentazione delle ultime tecnologie (3D), Nolan lascia scorrere
Inception attraverso spettacolari salti da una location all’ altra, passando
con stacchi del tutto “nolaniani” dalla Tokyo per le riprese iniziali, fino ad
arrivare alle sparatorie e inseguimenti (davvero alla James Bond) tra le cime
innevate del Canada. Toccando l’ Inghilterra, la Parigi del Pont de Bir-Akeim (
dove Arianna potrà dar vita al suo primo esperimento architettonico), Tangeri
in Marocco e Los Angeles. Per il regista è infatti fondamentale mantenere una
certa armonia con la realtà sfruttando il più possibile le potenzialità della
semplice macchina da presa, poiché, trattandosi proprio di scenari onirici,
necessitano di una quanto più verosimile realizzazione. Insomma, quando
sogniamo difficilmente riusciamo a distinguere tra sogno e realtà proprio
perché questi, i sogni, ci sembrano incredibilmente “reali”.
La
scelta che Nolan si riserva per il proprio cast è, come sempre, impeccabile. A partire ovviamente da quello
attoriale (inutile ricordarlo), passando alla fotografia di Wally Pfister (
Batman Begins) fino ad arrivare alla straordinaria colonna musica firmata Hans Zimmer .
Nonostante
il titolo del film “Inception” sembra essere stato universalmente accettato e
interpretato dunque come l’ innesto che, su ordine del potente industriale
Saito, Cobb, insieme alla sua squadra, impianta nella mente di Fischer, a me
piace diversamente pensare che l’ innesto del film sia in realtà il film stesso
e… lascio a voi immaginare quali siano i
malcapitati in questione…
Si potrebbe qui concludere dicendo che, Inception è un film che tiene incollati
davanti allo schermo, spoglia di ogni certezza e fa perdere la concezione di
ciò che è effettivamente reale. Trascina lo spettatore in questo spettacolare gioco "sogno-realtà"
che solamente il cinema e un autore dal calibro di Nolan possono fare. Straordinario
il finale, ennesima ed ultima conferma del labile e sfuggevole concetto di
realtà, di quante sfumature e quante molteplici interpretazioni possiamo dare a
tutto ciò che ci circonda.
Di Valentina Orsini
film molto molto molto bello, ma a mio avviso particolarmente sopravvalutato. E' uno spettacolo per gli occhi e sa coinvolgere in maniera efficace (ce l'ho originale in dvd mica per nulla...) ma tira fuori troppe tematiche concludendone solo la metà.
RispondiEliminaRimane comunque un'eccelsa prova autoriale.
Sopra che?
RispondiEliminaFaccio finta di non aver letto =P